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La storia del Forte Leone nel libro “1906-1918. Un leone fra Brenta e Cismon”

La storia del Forte Leone, costruito per controllare la Valsugana e la ValBrenta in una linea ideale con Cima Lan e il Lisser sopra Enego: ecco il libro “1906-1918. Un leone fra Brenta e Cismon”

E’ scritto da Luca Girotto, primario dell’ospedale di Borgo Valsugana ed appassionato di storia militare (suo nonno materno combatteva con gli Italiani come mitragliere alpino di Santoro e suo nonno paterno combatteva con gli Austriaci kaiserjager di Borgo Valsugana).

Oggi dalla valle per salire a Primolano ci si immette in una grande galleria e in pochi minuti si sbocca sulla via che porta a Feltre: chi ha più di mezzo secolo di vita ricorda che, per le scampagnate da quelle parti, si saliva lunga la strada naturale (le cosiddette scale di Primolano), ove vi era sempre un passaggio in cui si vedeva un’immensa costruzione, ossia la Tagliata; ciò faceva intuire l’importanza di un grande evento di guerra.

Infatti, tra l’Altopiano di Asiago e il Grappa, si trova la fortificazione di Cima Campo, la più attrezzata e costosa tra le opere di fortificazione dello sbarramento Brenta Cismon.

Fu una grandissima costruzione, ma, praticamente, non partecipò alla Prima Guerra Mondiale, in quanto il fronte slittò subito a Ovest tra Asiago Grappa e Pasubio: la sua operatività riguardò l’opera di controllo della parte centrale della Valsugane, fino ai sette comuni con Enego.

Era stata costruita nel Novecento senza risparmiare sulle corazzature e sui cannoni: solo nella ritirata di Caporetto ebbe un breve ruolo operativo come punto di difesa, seppur ormai ridotta ad un magazzino, in quanto l’artiglieria e le munizioni erano state spostate al fronte.

Da notare la battaglia della cattura del Forte Leone il 12 novembre 1917, in cui 300 alpini del battaglione Monte Pavone difendevano il forte la cui unica artiglieria erano dei tronchi d’abete dipinti di verde, per sembrare dei cannoni veri.

Fu una battaglia importante, ancorché persa, in quanto rallentò le truppe austriache dando tempo all’esercito italiano di ricostruire le difese ed evitare il dilagare austriaco nella Pianura Padana.

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