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La “ Travesìa ” Maya e i Messaggeri della Luna Maya con le canoe dell’epoca antiche , ma a cui non mancava la sapienza

Il Nostro mondo è il fiume ed è la canoa ed il gommone , ma non bisogna dimenticare la storia e da dove deriva il nostro amato sport. Ecco un bellissimo articolo di Evelina Marchesini apparso su il sole 24ore nella rubrica viaggi.

Andiamo alla scoperta dei Messaggeri della Luna Maya e della della “Travesìa”

Riviera Maya, la sfida contro il mare in canoa dei Messaggeri della Luna
di Evelina Marchesini

E’ l’alba e nel porto di Polè ferve l’attività. I venditori provenienti dai luoghi più remoti del regno Maya si scambiano vaniglia, piume di uccelli dai colori brillanti, oli, animali, pelli, punte di rame, ceramiche, piante medicinali, miele, tele di cotone, copal, sale e frutta. Tra il vociare colorato si aggirano centinaia di persone, tra cui i canoisti e i membri delle loro famiglie. E’ l’inizio della “Travesìa”, la traversata che i maya, nell’apogeo dello splendore di questa civiltà, celebravano ogni anno in quello che per noi è il mese di maggio.

Una tradizione antichissima, dove i Messaggeri della Luna portavano a termine compiti da cui dipendevano le grazie degli Dei, e che ai nostri giorni viene riportata in vita grazie all’organizzazione del Parco Xcaret e alla passione di sportivi, che si sottopongono a una rigida selezione e ad allenamenti estenuanti per un anno.

La Travesìa Maya che parte dalla Riviera Maya nel Parco XCaret e si conclude nell’isola di Cozumel, prende vita anche quest’anno, in una tre giorni di celebrazioni che attira appassionati e curiosi da tutto il mondo, che si conclude sabato 18 maggio.

Donne e uomini ben allenati incarnano i Messaggeri della Luna che partono in canoe rudimentali, identiche a quelle che si usavano nell’antichità e che sono state ritrovate proprio qui, per portare offerte sacre al “Ragno del cielo”. Per propiziare loro una buona traversata si celebra la Danza Divina dei quattro Pahuantunes, gli Dei del vento. La Dea Ixchebelyax, con il suo serpente magico Kanish, si manifesta in terra: il suo viso è allegria pura, assistendo ai festeggiamenti e ai balli del suo popolo.
Quest’anno si mette in scena la 13a edizione “moderna” della Travesìa, a cui partecipano 380 canoisti divisi in 38 imbarcazioni. Per i partecipanti la Travesìa ha sempre un significato speciale, che li spinge a realizzare il considerevole sforzo. Lo spiega bene una delle canoiste, Martha Maya Algara: «Per me significa molto. Si tratta di un ultimo desiderio di un’amica scomparsa per un tumore, con cui avevamo iniziato ad allenarci, ma purtroppo è stata sopraffatta dalla malattia. Portarla a termine è esaudire il suo grande desiderio. Ma significa anche portare alla Dea Xachel i miei ringraziamenti per la salute di mio figlio Lucas, per il quale la salute è tutt’altro che scontata. Ecco, io dedico i miei tanti giorni di allenamenti e i miei sforzi a mio figlio e alla mia amica» spiega proprio la sera prima dell’inizio.

La traversata non è un evento banale. L’isola di Cozumel non è lontana, si vede chiaramente all’orizzonte anche dalla costa ma, questo tratto di mare di circa venti chilometri, è uno dei più profondi dell’area. Il corridoio che separa l’isola dalla costa sprofonda a picco nel cosiddetto “blu” a oltre 400 metri, generando turbini e correnti fortissime, in un mare vergine e frequentato da pesci di grossa taglia e squali. I Messaggeri della Luna pronti a partire dovranno letteralmente spellarsi le mani per non finire alla deriva e giungere a destinazione.

La traversata dura dalle sei alle otto ore. Alcune canoe si ribaltano, ma i Messaggeri sono in grado di capovolgere le canoe in pochi secondi: anche per questo gli atleti sono sottoposti a una rigida selezione iniziale, che contempla prove di nuoto, corsa e forza fisica, duro allenamento (tre volte alla settimana per quasi un anno). Molti di coloro che iniziano lasciano durante il periodo, un po’ per difficoltà, un po’ per stanchezza, un po’ perché la presenza agli allenamenti è strettamente obbligatoria e non ammette deroghe, né vacanze. «La prima selezione prevede prove fisiche specifiche, tra cui 750 metri a nuoto, in mare -spiega Martha Maya Algara- che devono essere fatti in meno di 25 minuti. Gli allenamenti iniziano alle 6.30 del mattino per due ore circa. E la prima sfida è proprio quella di mantenere questa costanza, unita alla forza: quando il fisico non ce la fa più subentra l’anima». Anche per questo la motivazione è un fattore fondamentale. «Uno dei più grandi insegnamenti con cui inizio domani la Travesìa è proprio questo: è lo spirito, non la mente né il fisico, che ci consente di portare a termine le prove più dure».

I partecipanti hanno dai 18 ai 65 anni, donne e uomini, uniti dallo stesso entusiasmo. Lo spettacolo nel suo complesso è affascinante. Unisce la scenografia della ricostruzione storica, alla magia della tradizione che si perpetua con gli Sciamani Maya che purificano il giorno prima i Messaggeri e assistono alle danze e alle cerimonie. Nel rito-gara non vince il singolo partecipante ma il gruppo nel suo complesso. Anche questo rende unica la Travesìa Maya, dove la prova atletica non è finalizzata alla competizione ma alla forza del gruppo, maggiore della somma dei singoli sforzi. Mentre si prepara la partenza da Polè (Xcaret), ferve l’attività anche a Cozumel, nel porto di arrivo. Qui arrivano i Messaggeri, in quella che era l’antica Cuzamil, l’Isola delle Rondini.

Nella notte dell’Oracolo i Messaggeri portano le loro offerte al Santuario. Si dice che Chilam Balam, un sacerdote maya del pueblo di Manì, avesse predetto l’arrivo di una nuova religione: da lì a poco Hernan Cortés e Juan de Grijalva sarebbero in effetti arrivati a Cozumel e l’intera civiltà maya sarebbe stata a rischio di estinzione. Nei secoli però i maya hanno resistito e, sebbene gran parte dell’antica sapienza e cultura sia sparita o rimasta tesoro di pochi Sciamani, l’etnia è ampliamente presente e nelle scuole pubbliche si insegna, oltre allo spagnolo, “la maya”, l’antica lingua.

 

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